"Ci fu un tempo in cui i lettori erano soliti raccogliere i passi più interessanti che leggevano in una specie di zibaldone detto commonplace book. Ogni volta che si imbattevano in una frase particolarmente succosa, la trascrivevano in un taccuino sotto l'intestazione appropriata, aggiungendovi osservazioni fatte nel corso della loro vita quotidiana. Lo avevano imparato da Erasmo; [...] Questa abitudine, che si diffuse in tutta l'Inghilterra tanto fra i normali lettori quanto fra i dotti famosi, come Francis Bacon, Ben Jonson, John Milton e John Locke, comportava un modo speciale di fare propria la carta stampata. [...] Lettura e scrittura erano dunque attività inseperabili, che rientravano nel tentativo incessante di dare un senso al mondo. [...] Conservando traccia delle proprie letture, ciascuno costruiva un proprio libro, che portava impressa la personalità del lettore-scrittore. L'epoca dei commonplace books raggiunse il culmine nel Seicento, anche se [...] qua e là sopravvive ancora."
Robert Darnton
Il futuro del libro
Quando lessi questo passo del libro di Darnton restai molto affascinata dall'argomento. L'idea di un commonplace book non mi aveva mai sfiorato, ma mi piacque subito moltissimo. Una traccia delle proprie letture. Un libro che si compone via via dei libri che si è letto.
Il commonplace book, oggi, è qualcosa di semisconosciuto ai più. Non conosco nessuno che legga con un quadernino fedele al fianco. Forse non conosco abbastanza topi di biblioteca, ma non ho mai visto nessuno fare qualcosa del genere. Sottolineare, si. Rileggere molte volte un passo, certo. Ma trascriverlo, mai.
La cosa più vicina alla trascrizione che mi viene in mente è quando qualcuno cita stralci di libri sui social network, facebook in primis. Ma il concetto di fondo è diverso. La motivazione è la condivisione (e il voler alimentare una certa immagine di sé) piuttosto che il voler conservare gelosamente e per sempre quel frammento di testo. Il commonplace book mi trasmette l'immagine di uno scrigno di carta pieno di perle. Un tesoro esclusivamente personale.
Ammetto che mi è venuta la tentazione di avviarne uno mio, quando ho letto quel passo di Robert Darnton. Stavo già per mettere a soqquadro la camera in cerca del taccuino giusto. Poi ci ho riflettuto: un'abitudine così datata, per quanto affascinante, sa di antico. E l'antico, per quanto romantico, è pieno di polvere. E la polvere mi fa starnutire.
Siamo nel nuovo millennio. L'era del digitale. L'era della comunicazione. Pensiamo a qualcosa di diverso.
- Non un commonplace book come l'avevo immaginato, di carta e rilegato in pelle. Un commonplace book digitale.
- Non un commonplace book di sola letteratura, ma anche di immagini, di fotografie, video, musica. Citazioni multimediali. Un commonplace book multimediale, interattivo. Un commonplays book.
- Non un commonplace book privato, custodito gelosamente. Nell'era della condivisione, un commonplace book condiviso.
Digitale. Multimediale. Condiviso. Commonplays book. Commonplays Blog.
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